“W CRISTO RE!”
Così concludeva un suo commento uno degli utenti youtube che mi hanno invaso il canale in questi giorni.
“Cristo Re”… Mi ha fatto riflettere un po’.
A parte il fatto che il potere temporale di Cristo avrebbe avuto un senso solo nell’ottica ebraica, in quanto, se la linea di sangue con il re Davide si fosse rivelata vera, lui sarebbe stato il loro messia, il VERO Re d’Israele, Il Re dei Giudei, il re dei re (d’Israele). Cosa che poi gli ebrei hanno disconosciuto e quindi per loro Gesù è un falso messia. Quindi c’è rimasto sul groppone a noi (e un po’ agli islamici).
Fu Pio IX negli anni 20 del Novecento che introdusse la festa del Cristo Re e affermò che il ministero di Cristo non è solo spirituale, ma anche temporale. Nelle sue parole: «D’altra parte sbaglierebbe gravemente chi togliesse a Cristo Uomo il potere su tutte le cose temporali, dato che Egli ha ricevuto dal Padre un diritto assoluto su tutte le cose create, in modo che tutto soggiaccia al suo arbitrio.»
Ovviamente quando si parla di “Padre” ci si riferisce a Yahweh, quello che conduceva il popolo ebraico in stermini, razzie, genocidi e puniva a cuor leggero con la morte chiunque non gli andasse a genio. Ricordiamocelo ogni volta perché ai Cristiani sfugge. Quindi, “In modo che tutto soggiaccia al suo arbitrio”: parliamo dell’arbitrio di quel Dio lì.
Sempre Pio IX, per invogliare tutti ad indire quella festa, inviò una supplica con queste parole: «Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall’ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si degni stabilire una festa liturgica che, sotto un titolo da essa definito, proclami solennemente i sovrani diritti della persona regale di Gesù Cristo, che vive nell’Eucaristia e regna, col Suo Sacro Cuore, nella società».
“I sovrani diritti”… In soldoni, con questa festa, si volle sancire simbolicamente il potere temporale di Cristo sulle leggi dell’uomo, nonostante l’attributo di re (politico) fosse prettamente ebraico (e però mai conferito) e soprattutto in barba alle presunte parole di Gesù contenute nella bibbia «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui.»
Ho usato il termine “presunte” perché ovviamente nessuno può dire che quelle parole siano state davvero riferite, anzi, molto probabilmente sono state inventate e decise a tavolino molto tempo dopo o magari tradotte male come gran parte del resto del testo, ma qui stiamo parlando di persone e istituzioni che dovrebbero credere in quelle parole quindi “carta canta”.
Insomma, come al solito, siamo di fronte al classico “vale tutto” del vaticano che decide, riscrive, censura, santifica, maledice e benedice a suo piacimento anche completamente in antitesi ai libri su cui si dovrebbe basare (e che nessuno legge).
Quello che mi lascia perplesso, però, rimane l’epiteto in sé: Re. Cristo Re.
Non so se esista una locuzione altrettanto breve e altrettanto potente nel descrivere l’atto di sottomissione e prostrazione forse più totale e disperato che un essere umano possa concepire.
Non abbiamo solo la classica svendita spirituale e intellettuale dell’atto di fede verso il personaggio religioso, dovuta alla psicosi della non accettazione della morte e paura dell’ignoto (accoppiata anche ad una propaganda sistematica e capillare), ma insieme vi troviamo anche la genuflessione fisica, morale, sociale. Non basta quindi abbandonarsi all’accettazione di una verità imposta e non discutibile a livello spirituale: si aggiunge anche la volontà esplicita d’essere comandati qui, ora, nelle azioni, da un re, da un comandante temporale che imponga, controlli, punisca, dia ordini. Un re eterno, indiscutibile, per forza di cose giusto e onnipotente.
Esiste una forma più completa e aberrante di sottomissione all’autorità?