vuoto e attesa.
capita. come capita un giorno di pioggia. così sento improvvisamente, avverto il peso dei ricordi, solo il peso, nient’altro, piacevoli o no essi siano.
a distanza di un anno ormai, paragono la vecchia foto a una moderna breve previsione, e paradossalmente nonostante la vecchia mi ritraesse in condizioni ben più spiacevoli, è più pesante l’oggi, il prossimo futuro.
paradossalmente nel pieno della mia piccola tragedia ho goduto di cose che non sentivo da tempo, mi sentivo forte di ogni cosa che avevo addosso, buona o cattiva. oggi, domani, no. così comincio ad avere paura, a pensare che la ferita stia diventando cicatrice, e io, ancora una volta, non abbia imparato un cazzo.
così ancora mi accorgo che molte volte in cui sento di essere vicino ad altri, che siamo tutti dalla stessa parte, mi sono poi reso conto che non lo eravamo per una umana voglia di esserlo, non perchè ognuno voleva stare vicino al proprio sè quanto a quello altrui, ma in realtà solo perchè avevamo qualcosa in comune, qualcosa di molto labile e volubile. così svanisce l’incanto di credere "siamo vicini perchè siamo noi".
ma non fa tanto male… nulla fa male… la verità non fa male, non deve far male: è solo crescere.
mi sforzo di capire quanto sia dura, schifosa e inutile la battaglia lì fuori… quanto altrettanto lo sia qui dentro.