Trump, l’interruzione del TTIP e altre favole



TTIP, ovvero il pericolosissimo accordo commerciale che gli Stati Uniti hanno negoziato a lungo con Canada e Unione Europea. Trump ha finalmente apposto la sua firma perché venisse fermato?
No. Quel trattato era già fallito.
Quella che Trump ha firmato è l’uscita dal TPP, un altro accordo commerciale che NON riguarda l’Europa e che a sua volta era noto non sarebbe andato in porto per altri motivi, infatti anche questo atto ha un valore più che altro simbolico.

Ovviamente tutti quei politici, giornalisti e controinformatori che vogliono credere nella propaganda Trump come “uomo fuori dai giochi” hanno venduto la notizia come esempio della bontà di quest’uomo e della sua rottura con l’Elite, dimostrando solamente, per l’ennesima volta, che non sono in grado nemmeno di informarsi su quello che vogliono comunicare
Spiccano ovviamente nel ramo politico le punte di diamante del 5 stelle, tra cui Carlo Sibilia che si complimenta con Trump e ammonisce sui “pregiudizi” che si avrebbero su di lui.

In realtà Trump ha, di fatto, interrotto poche cose. Una di queste è il taglio del finanziamento alle ONG che promuovono o praticano le interruzioni di gravidanza fuori dagli Stati Uniti. Un atto compiuto da buon conservatore retrogrado quale egli è, un gesto puramente politico che come al solito salva solo le apparenze catto-conservative ma non affronta il problema. Del resto in una intervista Trump ha dichiarato che l’aborto dovrebbe essere illegale e andrebbe sanzionato, ovviamente specificando che a subire la condanna dovrebbe essere solo la madre e non il padre, come se ovviamente una gravidanza non prevista fosse solo ed esclusivamente un problema femminile e si risolvesse solo ed esclusivamente con la  criminalizzazione dell’aborto piuttosto che con il fare informazione, sensibilizzazione sulla sessualità e garantire un futuro dignitoso anche a chi capita di imbattersi in una gravidanza non voluta. Ma si sa che ai “pro-life” interessa difendere la vita solo prima che questa venga al mondo, dopo sono cazzi suoi. Infatti il problema stesso delle gravidanze non volute è figlio di una cultura bigotta e repressiva. Se davvero l’aborto fosse un reato, sul banco degli imputati dovrebbero esserci proprio i bigotti conservatori.
Altra cosa che Trump ha iniziato a smantellare è l’Obamacare, che era solo un piccolo passettino verso una sanità più umana e sociale, nulla in confronto a una vera sanità pubblica, ma ovviamente Trump da milionario di destra spingerà verso una privatizzazione ancora maggiore e aumenteranno il numero di persone che non saranno in grado nemmeno di permettersi la propria salute.

Per il resto Trump sta dando perfetta continuità con l’Establishment precedente. Nei suoi primi atti da presidente c’è stata una lunga telefonata col primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Non sorprenderà visto che alcuni consiglieri scelti da Trump hanno legami con la destra radicale israeliana.
C’è già stato il primo attacco con drone della sua presidenza, avvenuto in Yemen, paese flagellato da questa piaga.
Trump ha nominato segretario di stato l’attuale amministratore delegato della compagnia petrolifera ExxonMobil e, guarda un po’, ha dichiarato che continueranno i lavori per l’oleodotto in Nord Dakota contro cui si stanno mobilitando tantissimi attivisti da mesi, soprattutto nativi americani che oltre l’onta di essere stati segregati adesso si vedono anche stuprare il territorio da questo mostro ecologico.

Trump non è la rottura con il passato, anzi, ne è l’ovvio e terrificante risultato: è la finanza che entra pubblicamente in quella che è percepita come la stanza dei bottoni e stavolta lo fa senza mantelli dell’invisibilità, lo fa in pompa magna, attraverso una delle persone peggiori che l’America potesse partorire. Sia chiaro non dico che sarebbe stato meglio un altro presidente, non sono così ingenuo, dico solo che è preoccupante vedere che siamo arrivati al punto in cui un bullo, energumeno, squalo della finanza, bigotto, ignorante, guerrafondaio e presuntuoso non deve più nemmeno fare finta di non essere quello che è, come hanno fatto i suoi predecessori. Il problema non è Trump. Il problema, come al solito, siamo noi.