TrueSpot: Un diamante è per sempre



https://youtu.be/T-lGTaawJ0A

Video e ricerca dati a cura di Chiara Lyn e Mason Massy James.

Da sempre, i diamanti sono simbolo di “ricchezza” per alcune particolarità fisiche, tra cui rifrangenza, brillantezza, durezza.
Altrettanto da sempre, insieme all’oro ed al petrolio, sono la principale causa di guerre, sfruttamento e di gravissimi problemi ambientali.

La DeBeers dal 1929 controlla in modo pressoché totale il mercato dei diamanti, soprattutto grazie alla Central Selling Organization (C.S.O.) una struttura con sede a Londra.
Della C.S.O. si sa che acquista diamanti provenienti da tutto il mondo e li rivende a una rete composta da non più di 200 acquirenti fissi. Questa operazione viene ripetuta dieci volte l’anno. È in questa “sede” sostanzialmente che “viene fatto” il prezzo dei diamanti, e sempre in questa sede viene “deciso” quanti diamanti vengono immessi sul mercato, o eventualmente anche “ritirati”.
Nei momenti di bassa produzione la C.S.O. aumenta l’immissione sul mercato di pietre, altrimenti le tiene in cassaforte. Per il suo ruolo monopolisticola De Beersè stata messa sotto inchiesta anche dall’antitrust americano nel 1994. Ma la società rifiutò di presentarsi in giudizio per contestare l’accusa di aver imposto i prezzi. Di fatto la De Beers non opera direttamente negli Usa fin dalla Seconda Guerra Mondiale.
Ancora nel 1999 l’attuale presidente Nicky Oppenheimer, ultimo erede della dinastia, ripeteva che la sua società “pensa a se stessa come il più noto e più antico monopolio al mondo”. Questo ruolo è stato mantenuto stipulando contratti a lungo termine con le compagnie di estrazione in modo da mantenere il controllo sulle quantità estratte.

Considerando l’incremento delle violazioni sui diritti fondamentali dell’uomo, le violenze e le atrocità commesse contro le vittime innocenti nei paesi centro africani produttori di diamanti, la federazione mondiale delle borse dei diamanti e l’associazione internazionale di fabbricanti tagliatori di diamanti hanno unanimemente deciso con una risoluzione, nello storico incontro di Anversa di luglio 2000, di istituire un nuovo grande organismo per combattere questi gravi avvenimenti e quindi è nato il World Diamond Council.
La risoluzione ha previsto che nel World Diamond Council siano inclusi rappresentanti dell’industria diamantifera mondiale, dei governi rappresentanti i paesi produttori unitamente ai governi delle maggiori nazioni del mondo che giocano un ruolo economico di grande rilievo incorporando anche i settori dell’alta finanza e delle banche internazionali.
Il mandato del World Diamond Council è lo sviluppo, l’incremento, la direzione e la supervisione di un sistema attraverso cui il controllo dei diamanti grezzi dalle aeree produttive ai mercati internazionali attraverso anche il controllo finanziario delle transazioni potesse prevenire qualsiasi illiceità e creare una barriera insormontabile contro il terrorismo ed il riciclaggio di denaro sporco, non solo per proteggere l’industria di diamanti ma per riaffermare i diritti fondamentali dell’uomo e l’azione della comunità economica diamantifera contro i cosiddetti blood o conflict diamonds. Ne è nato il cosiddetto Processo Kimberley: lo schema internazionale di certificazione creato per combattere il commercio dei diamanti provenienti da zone di conflitto ma tutti gli studi recenti dimostrano che l’industria dei diamanti non è riuscita a tener fede all’impegno preso nel gennaio 2003 dai propri rappresentanti, di fornire garanzie scritte sulla provenienza delle pietre ed attuare un codice di comportamento per sostenere quella certificazione.

Per produrre un carato di diamante occorre trattare 250 tonnellate di roccia, sabbia e ghiaia. La produzione mondiale annua ammonta a circa 100 milioni di carati, dei quali solo il 20% rappresenta gemme di qualità. Normalmente per lavorare 250t di roccia occorrono 25.000t di acqua.

Normalmente i diamanti si trovano nella parte sub equatoriale dell’Africa, oltre che in Russia, prevalentemente nella zona caucasica, e in centro Australia. Tutte zone che avrebbero bisogno di tutela ambientale, di un sistema di irrigazione, di un uso mirato delle risorse idriche. Nelle stesse aree di estrazione e ricerca dei diamanti, si registrano le più straordinarie condizioni di disastri legati a frane, smottamenti, inondazioni, e l’assoluta sottoalimentazione della popolazione locale, proprio a causa di un’agricoltura difficilmente praticabile. La ricerca e lo sfruttamento di aree di possibili giacimenti diamantiferi produce (con una stima approssimativa per difetto) circa 1.000.0000 di morti per denutrizione, siccità, degrado ogni anno.

”I minori e i giovani vivono in pessime condizioni di lavoro, continuamente esposti al rischio di incidenti e malattie, e ai pericoli di crollo delle stesse miniere”, osserva Matthew Wells, co-autore del rapporto “I bambini minatori nell’industria diamantifera in Sierra Leone”.

L’industria, secondo quanto scoperto dai gruppi di attivisti come Nmjd e Journalists for Just Mining, è piena di corruzione. I responsabili dei controlli, spiegano, vengono spesso corrotti e chiudono un occhio davanti a queste attività.
Il dossier traccia un quadro terribile del lavoro in schiavitù, dove i bambini – alcuni perfino di 10 anni – sono costretti a trasportare sulla testa sacchi di ghiaia che pesano tra i 30 e i 60 chilogrammi, lavorando dall’alba al tramonto, senza cibo sufficiente né assistenza medica.

Il vero interesse dei produttori e dei detentori del “mercato” dei diamanti è controllarne il prezzo ad un determinato livello stimato “accettabile” per mantenerne comunque un certo grado di circolazione. Come abbiamo visto ciò avviene attraverso il controllo diretto di vari momenti del mercato dei diamanti, e più in generale delle gemme. Quello che però occorre – sempre e comunque – è controllare le quantità prodotte, e quindi estratte e immesse sul mercato. Questo fa si che sia interesse primario dei grandi produttori finanziare direttamente – o indirettamente – e comunque mantenere condizioni di permanente guerra civile in alcune aree geopolitiche.
Ciò da un lato garantirà che alcuni produttori verranno considerati illegali (impedendone l’offerta) dall’altra – soprattutto attraverso l’attività del CSO – sono gli stessi monopolisti (e in primo luogo la DeBeers, l’AngloAmerican Corporation ela LHVM) ad essere gli unici possibili compratori di diamanti da quelle aree. Sia per riempire le proprie riserve, sia per regolarne l’immissione sul mercato. Ecco perché non esistono diamanti puliti e diamanti sporchi, ma solo e semplicemente “diamanti”.

Le principali banche tesoriere di diamanti sono le stesse che partecipano come finanziatori e regolatrici dei contratti nelle borse di diamanti in tutto il mondo.
Gli Istituti di Credito accreditati nelle Borse Diamanti sono gli stessi che figurano negli elenchi delle banche che finanziano l’industria delle armi.

L’italiana Unicredit e la francese Societé Generele sono le principali banche che garantiscono in Europa le grandi transazioni aventi ad oggetto i diamanti, e sono anche i grandi finanziatori degli intermediari di armi nel mondo.
In particolarela Francia, a tutti i livelli, è stata implicata con i propri istituti di credito nel lo scandalo dei cosiddetti “diamanti di Bokassa”.

Le maggiori piazze dei diamanti sono Anversa (in Belgio), Amsterdam (Olanda), Londra (Inghilterra), Parigi (Francia) e Idar-Oberstein (Germania)… in altre parole queste piazze sono lo strumento attraverso il quale gli ex paesi coloniali continuano ad esercitare il proprio potere sui paesi ex-colonie.

Le maggiori missioni dei caschi blu dell’ONU sono in paesi africani produttori di diamanti. I comandanti di quelle missioni sono “uomini bianchi” di questi stessi paesi. Non hanno nel proprio mandato alcun potere effettivo di intervento, e la loro presenza in genere mantiene lo status quo.
I cinque Paesi “permanenti” e con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza sono anche i cinque maggiori produttori e mercanti di armi, e contemporaneamente i cinque maggiori consumatori di diamanti del mondo.
Le loro economie si reggono su un delicato equilibrio monetario (regolato dalla domanda e offerta di dollari) e da alcuni “valori fondamentali” – tra cui il prezzo dell’oro, dei diamanti, e il valore dell’energia.

Una stima del dicembre 2010 dell’UNDP (non ancora pubblicata, perché il consiglio di sicurezza stesso ha richiesto “maggiori approfondimenti scientifici”!) stima che da sola la redistribuzione delle risorse idriche ed un suo migliore sfruttamento eliminerebbe nel giro di dieci anni il problema alimentare del centrafrica, passando necessariamente dalla ridefinizione dei criteri estrattivi di diamanti.

In Congo ad esempio è appurato ampiamente che alcuni esponenti delle Nazioni Unite e diversi ufficiali della MONUC sono perfettamente al corrente dei traffici illegali di diamanti e che partecipano attivamente a tale traffico arrivando persino a garantire la protezione ufficiale dell’Onu a trafficanti e agli sfruttatori di uomini che controllano le miniere.

FONTI

http://micheledisalvo.com/2011/11/18/la-vera-storia-dei-diamanti/

http://www.rightsreporter.org/rd-congo-rapporto-sui-diamanti-insanguinati/

http://www.macondo.it/2009/diamanti-e-bambini-in-sierra-leone/

http://www.ipsnotizie.it/nota.php?idnews=1440