Video e ricerca dati a cura di Chiara Lyn e Mason Massy James.
Le immagini che abbiamo scelto per questo TrueSpot rappresentano metodi standard di uccisione e macellazione di maiali, sia in Italia che all’estero.
I suini allevati nel mondo sono circa 900 milioni e solo in Italia se ne contano circa 8,5 milioni.
Negli allevamenti i suini sono destinati all’ingrasso, ovvero alla macellazione, oppure alla rimonta a scopo riproduttivo.
Per le condizioni di vita delle madri, il latte non è sufficiente a coprire il fabbisogno della nidiata, per questo si aggiungono mangimi artificiali chiamati prestarter a base di olio di palma, rame, zinco, calcio, farine di pesce e farine di latte. I prestarter necessitano di iniezioni di ferrodestrano per prevenire anemie.
Questo tipo di alimentazione, oltre a dimostrare l’artificiosità della “vita” ricreata negli allevamenti, determina una ulteriore violenza biologica dovuta alla somministrazione di alimenti non naturali per il suino che inevitabilmente portano a un decadimento della salute dell’animale e ad una modifica della sua biologia. Un esempio di questo quanto danno può arrecare un’alimentazione non naturale si può trovare nel morbo della mucca pazza.
In tutto il mondo gli animali vengono nutriti con mangimi che non tengono conto della biologia dell’animale, ma solo all’ottenimento del prodotto migliore con il minimo dei costi possibili.
Nella fase della pre-pubertà, sia i maschi che le femmine vengono vaccinati, gli viene tagliata la coda e spesso vengono asportati o limati i denti senza alcun tipo di anestesia. Lo scopo è quello di evitare eventi di cannibalismo dovuti allo stress e al sovraffollamento della vita in cattività.
Le condizioni estreme dell’allevamento spingono l’animale oltre le proprie capacità fisiologiche. In ambienti così avversi molti animali potrebbero ammalarsi e per questo vengono loro somministrati antibiotici a livello preventivo.
Tale massiccio uso di antibiotici in grandi numeri di animali contribuisce allo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti, che stiamo purtroppo iniziando a osservare nella popolazione umana, esponendo a gravi rischi la nostra salute.
In maniera del tutto artificiale, si programma l’accoppiamento quando i soggetti hanno raggiunto il peso di 110-120kg. Molto diffusa è la castrazione sui soggetti di circa 50 giorni di età, vengono asportate le gonadi per evitare un cambio di sapore delle carni. Le scrofe vengono rifecondate con inseminazione strumentale (nella maggioranza dei casi e sempre più frequentemente) dopo appena 60 giorni dal parto.
La longevità di un maiale è di circa 20 anni mentre la durata economica della scrofa negli allevamenti è limitata al 5-7° parto, che corrisponde ai 3-3,5 anni di età, facendo compiere, in media, circa 2,5 parti all’anno. La categoria commerciale chiamata “suino magro” viene macellata all’età di 5-7 mesi. Per la produzione di suino magro vengono utilizzati ibridi prodotti attraverso manipolazioni genetiche. Il suino pesante utilizzato per gli insaccati, viene macellato ad un anno di età.
A differenza di quello che si crede, il maiale, come tutti gli altri animali, è pulito e ha bisogno del suo spazio vitale, soprattutto quello che divide la zona dove dormire da quella dove defecare. Nella maggior parte degli allevamenti (anche Italiani) oltre ad essere per definizione lager in cui si alleva la vita per ucciderla, nemmeno questa separazione di spazi è concessa.
Lo stress causato da un ambiente privo di stimoli e l’affollamento dei recinti in cui sono costretti portano gli animali a diventare facilmente aggressivi. La ricerca scientifica mostra che in condizioni naturali i maiali sono animali molto attivi, e passano il 75% del tempo in cui sono svegli grufolando ed esplorando. Queste attività sono impossibili per i suini allevati. La mancanza di paglia o altri materiali naturali impedisce loro di esprimere i comportamenti propri della loro specie.
Per la produzione di 1 kg di carne suina sono necessari circa 6000 litri d’acqua. La zootecnia globale è ritenuta un fattore centrale nell’uso di risorse alimentari e idriche, inquinamento delle acque, uso delle terre, deforestazione, degradazione del suolo ed emissioni di gas serra.
Diversi studi hanno inoltre evidenziato i vantaggi che è possibile ottenere sul piano ambientale con l’adozione di diete vegetariane e in particolare di una dieta vegana. Nonostante l’evidenza scientifica sull’impatto ambientale provocato dall’allevamento degli animali e la maggiore attenzione al problema negli anni più recenti, molte persone ignorano o minimizzano questo aspetto centrale della crisi ambientale attuale. Frequentemente vengono proposte delle soluzioni per aggirare il problema del consumo di cibi animali che, se non comportano anche una drastica riduzione di questo consumo, si rivelano però poco efficaci, come l’acquisto di prodotti da allevamento biologico o di cibo a chilometro zero.
FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Impatto_ambientale_dell%27industria_dei_cibi_animali
http://www.ciwf.it/animali/suini/allevamento-intensivo-di-suini/
http://www.rivistadiagraria.org/articoli/anno-2008/suini-tecnica-di-allevamento/