dopo tutti questi anni mi trovo ancora a difenderti.
mi rendo conto che certe cose non cambiano mai, come la difficoltà di prendersi gioco di qualcuno e l’innata dose di diplomazia incastonata in un anello che dice solo verità perché non gli frega delle conseguenze.
che questo possa dare una specie d’equilibrio, saggezza e fascino è solo opinione di alcuni, non mia.
d’altro canto è chiaro che la partita della vita, per chi non ha i paraocchi, si gioca molto più sul “come” che sul “cosa”.
il cosiddetto libero arbitrio e le scelte che facciamo che mostrano chi siamo non si palesano nelle sfide che dobbiamo affrontare, nelle possibilità che ci creiamo, nei successi o le sconfitte, ma si mostrano (e ci mostrano) molto più concretamente nel come affrontiamo ognuna di queste cose.
i risultati e la scelta delle partite da giocare non sono veri metri di giudizio sul tipo di persone che siamo, sono opinabilissimi, preda della sorte e centinaia di casualità, per quanto qualcuno possa pavoneggiarsi di essere l’artefice delle proprie fortune/sfide/vittorie; mentre il modo in cui ogni partita, voluta o no (e soprattutto quelle non volute), viene giocata è molto più chiaramente un indice di chi siamo, nonostante anche questo possa esser vittima, ma in misura molto minore, di cause di forza maggiore, situazioni, complicazioni e difficoltà…
ma nonostante questo, allegando tutti i “perché” del caso come didascalia, nessuno può negare la paternità di ogni scelta. mentre le battaglie, se si indaga fino in fondo, sono il più delle volte figlie di n.n., poco o nessun merito, poca o nessuna colpa.
mi rendo conto che certe cose non cambiano mai, come la difficoltà di prendersi gioco di qualcuno e l’innata dose di diplomazia incastonata in un anello che dice solo verità perché non gli frega delle conseguenze.
che questo possa dare una specie d’equilibrio, saggezza e fascino è solo opinione di alcuni, non mia.
d’altro canto è chiaro che la partita della vita, per chi non ha i paraocchi, si gioca molto più sul “come” che sul “cosa”.
il cosiddetto libero arbitrio e le scelte che facciamo che mostrano chi siamo non si palesano nelle sfide che dobbiamo affrontare, nelle possibilità che ci creiamo, nei successi o le sconfitte, ma si mostrano (e ci mostrano) molto più concretamente nel come affrontiamo ognuna di queste cose.
i risultati e la scelta delle partite da giocare non sono veri metri di giudizio sul tipo di persone che siamo, sono opinabilissimi, preda della sorte e centinaia di casualità, per quanto qualcuno possa pavoneggiarsi di essere l’artefice delle proprie fortune/sfide/vittorie; mentre il modo in cui ogni partita, voluta o no (e soprattutto quelle non volute), viene giocata è molto più chiaramente un indice di chi siamo, nonostante anche questo possa esser vittima, ma in misura molto minore, di cause di forza maggiore, situazioni, complicazioni e difficoltà…
ma nonostante questo, allegando tutti i “perché” del caso come didascalia, nessuno può negare la paternità di ogni scelta. mentre le battaglie, se si indaga fino in fondo, sono il più delle volte figlie di n.n., poco o nessun merito, poca o nessuna colpa.