Qualche tempo fa una ragazza è stata uccisa perché aveva la gravissima colpa di avere una relazione sentimentale con una persona che aveva la ancora più grave colpa di aver cambiato sesso. A ucciderla è stato il fratello inseguendola e speronandola mentre era in scooter assieme al compagno sul quale, mentre la sorella giaceva morta, lui s’è scagliato per picchiarlo. Voleva dare una lezione, perché secondo lui era stata “infettata” da questa persona che aveva fatto questo gesto scellerato di cambiare sesso.
Ovviamente quando parlo di gravi colpe sono ironico, amaramente ironico.
Ciò che non è ironia ma sale sulle ferite delle discriminazioni sono le rappresentazioni giornalistiche dei fatti. Una per tutte come il TG2 ha introdotto il servizio sull’accaduto: “La morte di Maria Paola Gaglione caduta dal motorino dopo essere stata inseguita dal fratello che osteggiava il suo fidanzamento con un transessuale”.
La morte è dovuta alla caduta dal motorino. Il fratello la osteggiava. Se ci si sofferma un attimo su queste parole non si può non notare come, comunemente a molte atre rappresentazioni giornalistiche e non dell’accaduto, si minimizzino le colpe dell’omicida e si scolleghi la morte da chi l’ha causata. Prima di tutto la parola “osteggiare”. Fa pensare a qualcuno che non è d’accordo, che fa una ramanzina, che litiga, non che insegue, sperona, uccide, picchia. Immaginate una persona che bruci un esercizio commerciale uccidendo il proprietario e descritto come qualcuno che osteggiava l’apertura del locale.
E poi le parole “caduta dal motorino”. La morte è la caduta, poi prima c’è stato un inseguimento. Non è il fratello ad averla uccisa speronandola e facendola cadere, no, come al solito il carnefice scompare, la morte diventa quasi casuale, una circostanza ed assieme al carnefice scompaiono dalla storia anche i motivi di quella morte, sepolti ancora sotto tonnellate di ipocrisia, patriarcato, discriminazione, non accettazione di ciò che si presume diverso.
Ah, e i funerali? In chiesa, ovviamente.