Uno dei più gravi ed evidenti problemi dell’attivismo di oggi, principalmente di quello digitale, sta a monte, nel bisogno psicologico ed emozionale di ognuno di sentirsi rassicurato e conoscere la verità.
Non importa se questa “verità” te la dà Rete4 ed Emilio Fede (“tutto il resto è propaganda comunista!”), o il tuo sito di controinformazione di fiducia (“quelli che dicono diversamente sono tutti ignoranti che guardano solo la tv o debunker infiltrati!”).
Quindi assistiamo ad una valanga di persone che, loro malgrado, si sono allontanate dalle fonti ufficiali, magari anche senza fare alcuno sforzo, solo perché era troppo palese il fatto che mentissero, ma che non sono state in grado di mantenere quello spirito di ricerca necessario a barcamenarsi in un terreno nuovo, dove ogni notizia va personalmente valutata e gestita coscientemente. Un luogo dove non esiste più un cameriere che serve notizie “sicuramente certe”.
Molti quindi non hanno resistito e, appena trovate le nuove informazioni “libere” in rete, si sono ideologicamente barricati nel loro mondo alternativo fatto di nuove piccole e grandi certezze, chiudendo fuori tutti gli altri argomenti e tutte le altre persone (“schiave del sistema!”), creandosi una nuova “Rete4” però illusoriamente fatta di verità assolute… non rendendosi conto di aver solo cambiato spacciatore di verità preconfezionate.
La verità è una ricerca infinita e non è per tutti, ma è l’unica strada che porta ad un vero attivismo e ad un vero cambiamento. Una strada sulla quale non si muove un passo senza aver il coraggio di portarsi addosso una montagna di dubbi. Per questo non è per tutti.