sono sopraffatto ancora una volta da quest’idea che arriva e mi sbrana, allo spegnersi delle luci, le ombre che si muovono… ci provo in tutti i modi a scrollarmi di dosso la consapevolezza che tutto è precario, provvisorio, ma non ci riesco.
trovo temporanea salvezza solo nel dubbio del quando, del come… ma mai del se.
trovo me stesso sdraiato al fianco dell’infinito abisso, prima e dopo di me, intimo e distaccato allo stesso tempo, mi fa sentire piccolo, nudo.
e mi chiedo profondamente… se questa ferita l’abbiamo tutti, in fondo è come se nessuno l’avesse?… non lo so.
pare di sì, per la maggior parte del tempo… Ma adesso, nel buio, non trovo pace, non posso che vedere la vita come un precipitare, solo un attendere l’inevitabile schianto… e questo mi fa sentire due mani strette alla gola pronte a soffocarmi in qualunque momento, ed intanto già soffocano l’idea di potermi liberare dall’essere umano, debole, fragile, inutile, insignificante… mortale.
…la cosa peggiore della morte è quando sei egoista…