Da circa un mese assistiamo a una valanga di avvistamenti di velivoli (o più precisamente, UAP, Unidentified Aerial Phenomena, fenomeni aerei non identificati) in diverse parti degli Stati Uniti, con un’alta concentrazione nel New Jersey.
Il fenomeno è stato riconosciuto ufficialmente dalle autorità che stanno investigando mentre internet è invasa da filmati e testimonianze di oggetti che sorvolano le città e spesso anche siti sensibili come aeroporti o strutture militari. Si tratta perlopiù di oggetti che volano di notte e hanno l’aspetto di grossi droni, sia per quanto riguarda la loro forma che il loro comportamento, ma delle dimensioni medie di una grossa autovettura, quindi non si tratta di piccoli droni consumer.
Alcuni video ritraggono anche oggetti diversi da classici droni, ma lascio da parte questo argomento sia per l’impossibilità di determinare l’autenticità dei video in questione sia perché vorrei concentrarmi su altri aspetti della vicenda.
Il primo è che siamo di fronte a qualcosa di massivo e verificato, non frutto di uno scherzo o isteria di massa. Le autorità americane coinvolte (dall’FBI, all’FAA, al Pentagono) non hanno negato la presenza di questi velivoli, anzi, hanno ammesso di non avere una spiegazione sulla loro natura. Si sono solo limitati a ad affermare che si esclude siano droni di paesi stranieri e di certo non sono droni del governo. Le autorità hanno invitato alla calma perché i velivoli non sembrano una minaccia. Non sanno cosa sono, ma sanno che non sono una minaccia. Molto confortante.
Ora, chi può pensare che centinaia e centinaia di droni sorvolino indisturbati lo spazio aereo (anche militare) degli Usa senza che le autorità sappiano cosa stia effettivamente accadendo? Non stiamo parlando di una luce strana nel cielo apparsa improvvisamente, stiamo parlando di una valanga di droni che volano a bassa quota indisturbati da un mese. È ovvio che se le autorità non conoscessero la provenienza di questi velivoli, li avrebbero già intercettati. Se invece i droni sono parte di un programma governativo, perché non informare la popolazione? Certo, il governo può avere delle motivazioni per attuare delle operazioni all’oscuro della popolazione, è già successo, però allora perché non fornire una spiegazione di copertura in modo da non suscitare preoccupazione e curiosità? Ma anche tornando all’ipotesi di velivoli non governativi, ad ogni modo, per non fare la figura di un paese che non è in grado di affrontare e nemmeno prevedere o capire la natura di un evento simile, a quest’ora avrebbero comunque potuto, anche in questo caso, produrre una spiegazione di facciata.
Vedere i governatori e sindaci delle città coinvolte inveire contro il governo proprio per la mancanza di una spiegazione mentre, allo stesso tempo, venivano rassicurati, è emblematico.
Allora, a me viene il dubbio che la mancanza di una spiegazione, cosa assurda in tutti gli scenari, non sia una vera mancanza, anzi, sia lo scopo o comunque uno degli scopi primari di chi ha messo in piedi questa situazione. Una sorta di test psico-attitudinale di una popolazione messa di fronte a qualcosa di abbastanza preoccupante, ma non troppo, e senza una spiegazione. La confusione. La confusione di non sapere ma essere rassicurati da qualcuno che evidentemente sta mentendo. Forse tutto questo non è un contesto su cui ragionare ma l’esatto scopo per cui tutto è avvenuto.
Un altro aspetto su cui voglio concentrarmi è il modo in cui alcuni divulgatori scientifici hanno riportato la cosa, soprattutto in Italia. E per farlo prenderò come esempio un famoso canale di divulgazione scientifica (di cui non farò il nome perché non voglio fare pubblicità a persone così intellettualmente disoneste). Questo canale ha pensato bene, sotto la pressione dei suoi followers che volevano una spiegazione scientifica di quello che stava accadendo in America, di creare un contenuto a riguardo che parla di… come creare il fake di un video di un drone.
Intendiamoci, siamo davanti a una potenza mondiale che sta evidentemente mentendo a cittadini preoccupati mentre o non è in grado di capire perché centinaia di droni sorvolano il paese, o sta portando avanti un progetto segreto con quegli stessi droni. E tu, divulgatore scientifico, in risposta a questo, che fai? Spieghi come si crea il video fake di un drone.
Questo è il livello di complottofobia nel nostro paese e dà una misura della qualità e della trasparenza della divulgazione scientifica. Davanti a un evento del genere, la priorità rimane sempre quella del ridimensionare, rassicurare, non dare vere informazioni su quello che sta accadendo per consentire di potersi creare la propria opinione, ma “smontare la bufala”, non importa se non c’è. Non sto dicendo che non esistano video fake, anzi, lo so bene che tutto questo ha portato molti imbecilli a cercare like creando video fasulli, ma questo non fa sparire l’elefante nella stanza che è più grave e interessante rispetto a smascherare dei video fake, a meno che lo scopo preciso non sia appunto non far vedere l’elefante. Perché, in effetti, quello che questi personaggi divulgano davvero non sono informazioni ma solo una sensazione, quella di essere al sicuro e non essere dalla parte dei complottari. Non sia mai avere un dubbio che non può essere immediatamente verificato o che sfidi lo status quo, nemmeno quando si hanno tutti gli elementi validi per farlo. Spacciatori di convenzionalismo.
La cosa ironica, tragicamente ironica, è che queste stesse persone “coi piedi per terra” che stanno dalla parte della verità e della scienza e che ci spiegano come va davvero il mondo al netto delle bufale, se domani venisse emanato un comunicato ufficiale che sancisse la provenienza extraterrestre dei velivoli e se, per la nostra sicurezza, il governo attuasse delle disposizioni speciali, sarebbero i primi a produrre contenuti che ti spiegano quanto sei stato stupido a dubitare degli UFO, quanto è scientificamente valido quello che il governo ti richiede di fare e quanto sia complottista avere il minimo dubbio.
Il bipensiero di Orwell era una bazzecola al confronto.