by Deviance Project
Prima di guardare il video qui sotto, consigliamo vivamente di leggere integralmente il presente articolo.
Questo video è una raccolta molto parziale e generale di dichiarazioni fatte da importanti esponenti ufficiali ed autorevoli della politica, dell’economia, del giornalismo, della medicina, ecc. Queste stesse dichiarazioni fatte da perfetti sconosciuti sarebbero facilmente etichettate come becero “complottismo”, ed è proprio questo concetto che dovrebbe avviare la riflessione alla base del video.
Tra le fonti utilizzate ci sono documentari come Zeitgeist, Zero Privacy, XIII Emendamento, Anatomia di un Grande Inganno; spezzoni di telegiornali, trasmissioni di approfondimento, dichiarazioni politiche ufficiali.
Tra queste abbiamo inserito interventi palesemente gravi come una blasonata giornalista che mette in dubbio la veridicità delle informazioni sulla guerra in Iraq, o un importante epidemiologo che insinua particolari priorità dell’industria farmaceutica; e altri interventi apparentemente meno importanti come una lunga (ma poteva essere molto più lunga) carrellata personaggi molto influenti che parlano di Nuovo Ordine Mondiale come soluzione agli imminenti problemi della globalizzazione; la reale gravità di questi interventi consiste nella convergente connotazione concettuale e nominale, attraverso i decenni e in diverse parti del mondo, di un progetto inequivocabilmente esistente e largamente condiviso dai più importanti governi e istituzioni, ma mai veramente spiegato e che quindi dovrebbe preoccupare tutti noi.
Un accentramento così estremo del potere rappresenta indubbiamente una pericolosa e sempre più abissale distanza da questo e tutti noi. Forse il vero motivo per cui non è mai stato spiegato chiaramente?
Tornando alla riflessione portante del video la domanda dovrebbe essere: Cos’è veramente il “complottismo”?
“Complottista” è una parola vuota che non vuol dire assolutamente niente di per sé ma che viene usata come comodo contenitore, o meglio gabbia, per ogni teoria più o meno provata che diverga da quelle ufficiali governative.
“Complottista” è quindi sinonimo di “folle paranoico che crede ai complotti”, a tutti senza distinzione, eppure vi svelerò un segreto: il complottista come tale nemmeno esiste; uno può infatti credere ai segreti dell’Area 51 ma non alle scie chimiche, al complotto dell’11 Settembre ma non ai rettiliani, a Kennedy ma non a Paul McCartney morto e così via. Perché ogni argomento è a sé e andrebbe analizzato indipendentemente e senza preconcetto alcuno, questo è il fatto.
Ma fa più comodo inserire ogni contro-teoria nel calderone complottista unico così da isolare i pensatori e ricercatori indipendenti con più facilità, marchiandoli con quell’aggettivo che è quanto di più antiscientifico e antistorico possa esistere e che tanto materiale può offrire agli umoristi senza fantasia del web.
La parola è ormai da anni diventata di uso comune ma chi la pronuncia senza consapevolezza probabilmente non si rende conto della natura liberticida ed oscurantista che essa reca in sé, affermando in sostanza che qualunque cosa dica il governo è vera, qualunque cosa lo contraddica è falsa. È un regime totalitario subdolo che fa sentire i suoi sottoposti intelligenti e li arma di facile ironia invece che di fucili ma il compito è sempre lo stesso: ridicolizzare e annientare il dissenso.
In effetti ormai il complotto dei potenti è, come qualche studioso serio ha fatto notare, un vero tabù storiografico, ed è un concetto talmente inconcepibile che manca la parola stessa che identifichi gli artefici! Mentre ce ne sono svariate per identificare coloro i quali riescano a riconoscerlo. Quella della cospirazione dovrebbe essere una normale ipotesi investigativa, invece è oggi ridotta a barzelletta già in partenza, che è un po’ come dire: “i potenti sono buoni, il contrario è inammissibile”. Oppure si arriva ad obiettare che un complotto dei potenti sarebbe perfetto e il fatto che tu sia riuscito, secondo te, a scoprirlo dimostra che non c’è nessun complotto. I fatti non contano più, c’è solo una precisa volontà di delegittimazione attraverso dei trucchi sofistici sintomatici di cattiva fede e che poi sono quelli sistematicamente usati dai più infami debunker e nemici del vero.
“chi controlla il linguaggio controlla il pensiero”:
– golpista = colui che attua il golpe
– cestista = colui che gioca a pallacanestro
– shampista = colui che pratica lo shampoo
– piastrellista = colui che mette le piastrelle
– trapezista = colui che si esibisce al trapezio
– corista = colui che esegue un coro
– analista = colui che esegue analisi
– barista = colui che lavora al bar
– complottista = colui che CREDE esistano i complotti
E sebbene l’italiano non sia certo una lingua povera di vocaboli e di sinonimi, da noi questa trappola semantica ha funzionato meglio perché in inglese, per indicare colui che si occupa di complotti, esiste “conspiracy theorist”, la definizione coniata dalla CIA negli anni ’60; mentre per indicare “colui che attua il complotto/cospirazione” esiste ovviamente “conspirator”, due parole tuttora ben distinte. Da noi invece “complottista” è diventata la formula che teoricamente dovrebbe contenere due significati opposti (“colui che attua complotti” e “colui che crede esistano complotti”) e palesemente contraddittori fra loro, ma che nella pratica ne ha assunto solo uno, quello ormai unanimamente condiviso di “pazzo paranoico”.
Di fatto la lingua italiana, e quindi il pensiero italiano, non concepisce l’ipotesi che dei potenti possano ordire complotti, essendo la parola “complotto” sinonimo di fantasia paranoica, e ciò genera il famoso tabù storiografico.
Ecco che in quest’ottica la storpiatura dispregiativa “complottaro” sarebbe necessaria, il problema è che nel linguaggio comune “complottista” è già prettamente dispregiativo, a differenza ad esempio di “animalista” che è di per sé neutro.
Pur volendo ammettere il termine “complottista” inteso genericamente come “colui che va oltre le teorie ufficiali ed i mass media”, ci sono fondamentalmente due modi di essere “complottista”:
uno è basato sull’analisi logica dei fatti e delle prove a propria disposizione che punta, in buona fede, all’emergere della verità che porta quindi ad un miglioramento delle condizioni di vita in generale; l’altro è sostanzialmente una sorta di “parodia” del primo, che pare cimentarsi nel gioco del “chi la spara più grossa”. In questo secondo approccio, non si ricerca più una qualche verità (forse lo si crede) ma ci si trova spesso solo in un tentativo di accrescimento del proprio ego, molto spesso portando alla luce teorie anti-sistema però senza avere alcuna prova o indizio valido, con l’unico scopo di ottenere consenso e seguito in un circuito a catena di persone che si compiacciono a vicenda senza verificare le informazioni. Ovviamente la facile derisione di quest’ultimo approccio è lo strumento principale per chi ha interesse a coprire fatti realmente accaduti o semplicemente per chi non li vuole vedere, facendo credere che questi modi approssimativi di informarsi, informare e divulgare siano gli unici usati.