Il mio intervento alla manifestazione contro il Green Pass di ieri sabato 07/08/2021.
Grazie a tutte le persone che hanno partecipato e agli organizzatori!
TESTO:
Salve a tutti, vorrei iniziare ponendo qualche domanda a chi pensa che tutto quello che sta succedendo sia normale.
La prima che mi viene in mente è questa: ma cos’altro deve succedere per farvi venire uno straccio di dubbio? Perché se li aveste dei dubbi e li aveste esternati, non ci sarebbe bisogno di tutto questo.
Quindi a me viene da chiedervi:
Vi sembra normale che, senza alcun tipo di studio, si sia consigliato di usare marche diverse di vaccino? E questo per mettere una pezza ai casini venuti fuori con Astrazeneca, somministrato senza seguire le linee guida, causando, per quanto se ne sa, anche la morte di una ragazzina di 18 anni. Dove sono i responsabili?
Vi sembra normale che abbiano vietato le autopsie quando queste avrebbero aiutato a capire i sintomi e quindi a curare le persone? Che nella conta dei morti covid e dei ricoverati covid rientrano anche persone morte o ricoverate NON per covid? E che poi questi numeri, che non danno il reale polso della situazione, vengano usati per giustificare delle scelte politiche?
Vi sembra normale che il presidente del consiglio abbia spudoratamente mentito alla nazione in diretta tv affermando che col Green Pass avremo la certezza di frequentare luoghi dove non ci saranno persone contagiose? Come descrivereste il lasciar correre una menzogna detta da un uomo di potere che può decidere delle nostre vite mentre magari ci si accanisce contro Mario Rossi che esprime un dubbio sui vaccini su Facebook? Lascio trovare a voi la definizione.
E ancora: vaccini garantiti contro le varianti ma le varianti non lo sanno e continuano a diffondersi, una dose, due dosi, forse tre dosi, forse tre all’anno, forse per sempre… Tutto normale?
Il fatto è che, dietro la presunta razionalità, intelligenza, preoccupazione per le fasce deboli, stare attenti alle bufale, verificare le fonti, seguire quello che dice la scienza, ecc. c’è solo la difesa di un’ideologia e di tutto quello che corrobora quella ideologia.
E che sia un’ideologia si vede proprio da misure come il Green Pass o come il coprifuoco.
Ve lo hanno detto anche in faccia:
L’immunologa Antonella Viola ha affermato sul Messaggero, 4 Novembre 2020, che il coprifuoco non ha una ragione scientifica ma serve a ricordarci che dobbiamo fare rinunce.
Il mircobiologo Crisanti intervistato a LA7 ha affermato “Il Green Pass non è uno strumento di sanità pubblica, non esiste nessuna prova che il suo uso modifichi la trasmissione. Il Green Pass serve a convincere le persone a vaccinarsi”
Ma questo era chiaro: se il problema fosse davvero il contagio, sarebbe bastato continuare con il distanziamento (tra l’altro moltissimi esercenti erano anche stati obbligati ad attrezzarsi per questo, quindi non eravamo impreparati) e per i pochi malati gravi si sarebbero adottate delle cure valide, in ospedali migliorati. Ma evidentemente non è questo quello che si vuole.
Certo, si usa la retorica del “facciamo ripartire l’economia” ma il Green Pass è richiesto anche per entrare nelle biblioteche, nei concorsi pubblici, persino per frequentare l’università. E se non bastasse questo, come sono stati originariamente destinati i fondi del Recovery Fund?
9 miliardi alla sanità e 45 alla digitalizzazione. Domando: questo è il budget di spesa di uno stato che ha come priorità la cura dei cittadini o il loro controllo?
Allora qui non siamo davanti a misure sanitarie, siamo davanti a misure politiche. Siamo davanti a delle opinioni. E sulla base delle opinioni non si può limitare la libertà delle persone.
Il Green Pass non è una misura anticontagio, semplicemente è una misura di obbedienza a un trattamento sanitario che non ha niente a che fare con il contagio.
Se qualcuno mi vuole convincere di qualcosa, io devo essere convinto con misure che abbiano una logica, dati chiari, atti trasparenti, a maggior ragione se questo qualcuno è un governo o una cazzo di multinazionale.
A prescindere, se io ti dico che se vuoi continuare a lavorare ti serve uno strumento che si basa su una opinione, io non ti sto incentivando né convincendo, io ti sto ricattando.
Del resto, siamo arrivati a un clima da stadio che ha distrutto completamente il dialogo, a una violenza verbale mostruosa.
E quando non è violenza verbale si usano etichette vuote che qualificano solo chi le usa.
Esempio recentissimo: ieri un consigliere comunale ha scritto una lettera al prefetto allarmato da questa manifestazione e, tra le argomentazioni di altissimo livello, c’era anche questo testuale sillogismo: “No Green Pass = No-vax”
Allora vorrei avvisare tutti dell’esistenza di una enorme organizzazione che è scettica sul Green Pass perché, e cito, “non siamo certi che la vaccinazione prevenga la diffusione del virus.” Invito tutti a denunciare questa enorme organizzazione di pericolosissimi no-vax negazionisti: se volete, la sede è Ginevra, sto parlando dell’OMS. L’alternativa è iniziare ad usare la testa prima di parlare.
Ormai è considerata una teoria del complotto anche parlare di conflitto di interessi, lobbismo e persino di sistema immunitario.
Siamo considerati infettivi in via preventiva, siamo noi a dover dimostrare di essere sani. Ormai siamo considerati colpevoli fino a prova contraria, ovvero infetti fino a prova contraria.
Questa retorica mi ha stancato, e volendo potrei farla anche io raccontando della signora che dopo il vaccino si è sentita male, il medico non l’ha ascoltata e lei ha scoperto di avere una trombosi e acqua nei polmoni; potrei parlare dei casi in cui dopo il vaccino si sono risvegliate forme tumorali sopite da anni; miocarditi; dei giovani a cui viene somministrata una sostanza senza alcuno studio sugli effetti a lungo termine e nemmeno sul rischio di essere cancerogena; dei problemi psicologici dei ragazzi dovuti al lockdown o delle migliaia di persone morte per malattie curabili ma diverse dal covid e quindi messe in secondo piano.
Ce ne sarebbero a valanghe di argomenti per controbattere alla retorica con la retorica. Quale studio mi garantisce che ne sta valendo davvero la pena? Ve lo dico io: nessuno.
Cercano di venderci le decisioni prese contro la pandemia come un indiscutibile “2+2”, ma basta vedere come si sono comportati in maniera differente i vari stati (e con risultati completamente diversi da quelli previsti) per capire che si tratta di teorie, non di fatti.
Anzi io parlerei di ideologie perché questo che vediamo non è che l’ennesima applicazione di un paradigma che esiste da ben prima del covid, quello della medicalizzazione di massa, quello del far sparire il concetto di salute e sostituirlo con quello di cura. Lo stesso paradigma che sta causando 700 mila morti l’anno per antibioticoresistenza.
Non ci si può curare dalla vita a meno che non ci si voglia trasformare in automi sterilizzati e asettici, e vivere come eterni malati dipendenti dai farmaci. In effetti è proprio questo il succo: la dipendenza dall’apparato.
Lo stato e le multinazionali devono entrare anche nei nostri corpi e tutto deve essere reso disponibile, cosa pubblica, valutabile, misurabile, controllabile.
Sono stufo anche di questa retorica della speranza, dell’andrà tutto bene, del sacrificio. Una retorica che puzza di religione da fare schifo. Quella retorica della sofferenza e della preghiera e che alla fine qualcosa di buono succederà se facciamo i bravi, ma l’unica cosa che succederà sarà solo di finire addomesticati dal potere e dalla propaganda.
E infatti ci stanno portando a non fidarci più dei medici e degli esperti se questi ottengono buoni risultati e sono convincenti, no, dobbiamo fidarci di loro in quanto tali, dobbiamo quindi barattare l’autorevolezza con l’autorità, la fiducia con l’obbedienza. Io non ci sto.
Per avere idea di quanto siamo in pericolo basta valutare l’ingenuità di una delle argomentazioni usate da chi non crede esista il rischio di derive dittatoriali: “se fossimo davvero in dittatura tu non potresti dirlo”. Quindi, se io ho il timore che si stia andando verso una dittatura dovrei affermarlo solo quando ormai la dittatura c’è e non sono più in grado di dirlo?
Questa è la lucidità politica con cui si sta valutando la situazione.
Ma poi io mi domando che cosa abbiamo in mente quando parliamo di dittatura? Evidentemente solo la sua rappresentazione finale con rastrellamenti, campi di concentramento e militari per la strada.
È facile giudicare i totalitarismi DOPO i totalitarismi, ma le azioni dei totalitarismi, soprattutto alla loro nascita, sono sostenute da una propaganda che le fa sembrare sensate ai più. Vengono usate, appunto, cose come la paura di un nemico, la divisione sociale, esperti scienziati che avvalorano le tesi del potere, il dissenso viene ridicolizzato o criminalizzato. Molti totalitarismi sono iniziati lentamente e con la pretesa di fare qualcosa di duro ma per il “bene comune”. Se si può imparare qualcosa dalla storia è proprio il riuscire cogliere i segnali che possono portare a certi risultati già visti, altrimenti si rischia di ripetere la storia. E infatti mi domando: quelli che oggi stanno ciecamente “dalla parte della scienza” e del “dobbiamo combattere il covid” da che parte sarebbero stati 100 anni fa quando la scienza sosteneva la superiorità della razza e il nemico da combattere erano gli ebrei?
Quindi, ripropongo la domanda a chi non è in piazza oggi: ma oltre ad essere ricattati e privati della libertà al fine di spingervi a un trattamento sanitario che non ferma il contagio, che cazzo di altro deve succedere?
Io lo so che i dubbi in realtà li avete, la maggioranza di voi li ha, è solo che siamo sotto ricatto e subiamo una pressione sociale enorme. Lo so che è difficile, che in questo periodo duro per tutti, istintivamente si ha il bisogno di conferme, di fidarci, ma bisogna anche guardarci allo specchio e immaginare uno scenario a lungo termine. Per questo vi chiedo di mollare i luoghi comuni, di iniziare a ragionare con la vostra testa e di non avere paura delle etichette, di iniziare a criticare ciò che evidentemente non sta in piedi. È il momento prendere una posizione perché tutto questo può finire veramente male se non ci uniamo e non facciamo un fronte comune.
Concludo rivolgendomi a voi che siete qui provando a dare una mia umile opinione su quello che si potrebbe fare.
In due parole: dialogo e resistenza.
Per dialogo intendo che dobbiamo parlare con gli altri, con tutti, portarli a sapere quello che sappiamo, mostragli le nostre ragioni con tutti i mezzi possibili, senza scadere nella trappola dell’antagonismo, della derisione, dell’offesa. Dobbiamo anche allenarci a rifiutare teorie strampalate riguardo santi, alieni, salvatori della patria, uomini duri al comando o partitini che cavalcano l’onda perché, se ci siamo immunizzati contro le bugie di stato, non vedo perché dobbiamo credere a cose ancora meno credibili che non portano nulla alla nostra causa, anzi.
Per resistenza invece non intendo quella fantasiosa e machista prosopopea del rivoluzionario che con la violenza cambia le cose. Io credo che questi metodi non funzionino e anzi danno l’opportunità al potere di reprimerci con ancora più facilità. Intendo invece creare strategicamente e umanamente le condizioni perché si riesca disobbedire, quindi creando una rete di solidarietà tra noi, ritrovare il senso di comunità, di mutuo appoggio. Solo così possiamo permetterci di resistere: se nessuno viene lasciato solo. Ed ognuno resista come può in base a quello che è, quello che sa, quello che fa: se sei un artista crea arte che diffonda il dissenso, se sei un avvocato metti a disposizione una parte del tuo tempo per fornire assistenza legale a chi resiste, se sei un esercente puoi attrezzarti per impedire di discriminare chi non ha il Green Pass, se sei un dipendente e ti fanno pressione tu prova a presentarti comunque a lavoro senza il Pass, ma anche se sei un semplice consumatore puoi usare i soldi che sono un’arma potentissima scegliendo chi sostenere e chi boicottare. Non sto dicendo di compiere atti illegali ma di cedere solo quando non potete fare altro, nessuno può giudicare nessun’altro ed ognuno ha giustamente una propria asticella che delimita quello che è disposto a fare. Bene, allora facciamolo e facciamolo tutti. Perché spesso è solo la paura che ci blocca e nemmeno ci si prova a resistere. Al contrario a volte quando si inizia una resistenza si scopre che si aveva davanti solo una tigre di carta.
Abbiamo tutti un’enorme responsabilità. Resistiamo. Grazie.