L’intelligenza artificiale vincerà. Sostituirà il pensiero umano. Non ci sopraffarrà per superiorità intellettuale. La sua vittoria sarà solo il risultato di un’evoluzione sociale inesorabile, iniziata millenni fa, e che vedrà la società stessa adattarsi ai ritmi e agli standard dell’IA, sistematicamente, velocemente, rendendo il pensiero umano obsoleto.
Si tratta di mera sopravvivenza della specie. In qualsiasi ambiente emerge chi si adatta. Il nostro ambiente non è più quello naturale, lo abbiamo sostituito con un carrozzone dominato dall’economia, dai ritmi di produzione e dal progresso tecnologico. E l’IA, nata da questo stesso ambiente, rappresenta l’ineluttabile passo successivo. Il silenzioso leader che afferrerà le briglie di questo destriero d’acciaio al galoppo sfrenato e sul quale ormai a stento riusciamo a stare seduti.
L’impatto si avvertirà prima sul lavoro, dove l’automazione sostituirà progressivamente la forza lavoro umana. Ma il vero sconvolgimento arriverà sul piano del pensiero. L’intelligenza artificiale, con la sua capacità di elaborazione e analisi dati di gran lunga superiore, renderà obsoleto il pensiero umano. Non per un’inferiorità cognitiva di quest’ultimo, ma per una mera questione di efficienza.
Che sia solo una questione di mera efficienza lo dimostra il fatto che quelle che chiamiamo intelligenze artificiali non hanno in realtà nulla di intelligente, sono solo scatole nere in cui dati entrano ed escono secondo algoritmi statistici e dopo costosi allenamenti umani. Non c’è nulla di veramente intelligente. Ma nel mondo civile e tecnologico che abbiamo creato non occorre intelligenza nel senso più ampio e creativo del termine. Serve appunto efficienza. Risultati. E velocità.
Non credo si verificheranno guerre o conflitti. Semplicemente, l’uomo smetterà di pensare perché non ne avrà più bisogno, il solo atto di fermarsi e riflettere, generare immagini, riflessioni, idee, sarà vista come una cosa anacronistica. Tutto sarà dispensato generosamente dal sistema: dal gadget più stupido, alle idee, alle opinioni. Abbandoneremo il pensiero umano così come abbiamo abbandonato il cavallo come mezzo di trasporto o l’aratro manuale per coltivare i campi.
In una società dalla socialità già demolita dal capitalismo, dai mezzi di comunicazione, i social e l’individualismo, la poca connessione rimasta tra le persone verrà sempre più filtrata da algoritmi fino a scomparire del tutto ed ogni interazione umana, d’amore, d’odio, di cura, di amicizia, passerà attraverso uno strumento digitale senza il quale non saremo più in grado di relazionarci con gli altri. Sarà scioccante la velocità con cui non solo lo accetteremo, ma lo vedremo come l’unico vero modo di relazionarci in opposizione al rozzo, animale e inefficiente modo in cui prima ci vedevamo, toccavamo, amavamo.
Viviamo nell’era che alcuni hanno definito Antropocene, in quanto il globo è dominato dalle conseguenze delle attività umane, ma al centro di questo delirio non c’è mai stato l’essere umano, solo l’idea balorda e malata di civiltà tecnologica. L’IA farà cessare le ultime grida di disperazione che si tramutavano in forme d’arte e metterà il sigillo finale all’asettico, lugubre ed efficientissimo mondo che abbiamo creato.