l’incubo urla



l’incubo urla ancora le parole che non so dire. ma anche nell’incubo
non so fare: non so colpire, fare del male a chi, secondo me in quel
momento, meriterebbe la morte!

eppure so fare del male… in questo modo così meschino e segreto, solo quando sono io a sanguinare.

non c’è spiegazione, non ci sono risposte da dare all’alunno sanamente curioso. leggi il libro e apprendi. nient’altro da fare.

ma nell’intimità della camera continua a chiedersi chi sia
l’autore, perché si sia messo a scrivere… ed altre mille domande ad
ogni punto di una frase.

non posso accettare questa voracità, questo odio incondizionato
che all’improvviso sembra filare liscio come una qualunque assodata
verità. non posso perché sento quanto stride dentro, mi fa scoppiare lo
stomaco, ed ingoierei anche lui insieme a me, al mondo, a qualunque
cosa, per poi risputare tutto in un vomito incolore e ributtante.

ma non arrivo mai a questo, tutto si ferma ad un passo prima,
ovviamente. sto sulla soglia del vuoto e dentro vedo cadere solo la mia
stabilità, la mia sciocca vita, la mia salute, colori e benessere…
finché in un battito di ciglia capita nella distrazione che il giorno
diventi notte, che sull’orlo del baratro ci sia tutto il resto mentre
io sono sotto e lentamente scivolo giù… dalla parte sbagliata.

non cerco di afferrare il bordo, sento solo che vorrei cancellarlo
per avere una scusa: “non l’ho visto e sono caduto”… una maschera
diabolica ride a un centimetro da me e mi chiede se davvero tutto
quanto “è solo un periodo, passerà”.

“riuscirò a farti male anch’io un giorno”.

fa un ghigno da gangster e s’allontana scomparendo sotto di me “ti aspetto…”.