la strada



ti trovo pulita e perfetta come una stanza appena messa in ordine. dai l’idea d’essere appena uscita dalla scatola, sembri nuova, non vissuta, non stanca di sperare o soffrire anche, se ne vale la pena.
non sto a rimpiangerti, a cercare analogie col passato e metterele da parte, per poi usalre come scuse al bisogno.
non sei nulla che già non conosca, ma mi lasci sorpreso di continuo… e insisto a tirare il dado, esce sempre lo stesso numero, ed ogni volta penso che non può andare sempre così.
come e quante devo perderti e trovarti per capire davvero chi sei? non ridere… non rimanere così seria…
se vuoi dirmi anche tu chi sono io e cosa dovrei fare per essere felice accomodati, prendi un numero e attendi in fila.
c’è una nuova tendenza in giro: quella di non proclamare vincitori… di lasciarci tutti qui, come in un limbo, dove ognuno s’inventa un gioco, s’immagina di vincerlo e si costruisce il suo piccolo castello di carte al fianco del quale appoggia la testa e sogna la vita che non è riuscito ad avere da grande.
nasciamo grandi in realtà, eppure non lo siamo mai davvero.
e mi capisco, mi giustifico più del solito, se nel mio sguardo vedo una nuova follia, il latrato di qualcosa che è in gabbia da troppo tempo, di un’abbandono silenzioso, l’opposto della nascita è vedermi fatto a pezzi, chiedermi cos’avrei preferito o voluto fare invece di averlo fatto.
anche i più grandi cammini iniziano con un semplice passo… così come l’andarsene per sempre.
e la strada è sempre la stessa, c’è solo una corsia, la stessa per conoscersi, la stessa che ci porta ed essere perfetti sconosciuti, spesso senza motivo, così come ci siamo incontrati.
però ti trovo pulita e perfetta come una stanza appena messa in ordine…