Con il passare degli anni mi sono reso conto di quanta differenza ci sia tra creatività, fantasia ed immaginazione. Una sottile ma decisiva differenza che forse non riuscirei a spiegare nemmeno usando la telepatia, figuriamoci a parole.
Comunque ogni forma d’arte ha i propri punti cardine e peculiarità. Per quanto abbia sempre avuto una certa fiducia nella mia capacità di saper raccontare le cose in un certo modo, per scrivere un romanzo si ha bisogno di certe doti che io ero sicuro di non possedere.
Una di queste è proprio la fantasia, intesa come capacità di inventare storie e personaggi credibili. Inoltre lo scrivere poesie mi ha portato ad affinare un stile che si incentra sull’ermeticità e sull’estrema sintesi… due caratteristiche che, in generale, fanno a cazzotti con la loquacità discorsiva di cui, di solito, si ha bisogno per scrivere un libro.
Feci comunque un primo tentativo in età scolastica che naufragò a pagina 4 e che confermò la mia completa inettitudine come scrittore.
Nel 2007 poi, complici l’improvviso balenarmi nella testa di una storia tanto complessa e dettagliata quanto interessante, e tempo libero a disposizione, tornò in me la voglia di tentare. Questa volta con successo! e con la parola “successo” non mi riferisco affatto alla qualità del romanzo, intendo solo che riuscii a scriverlo… e per me ha significato davvero molto.
Il libro si intitola “Pianeti Inventati”. E’ un romanzo di fantascienza e racconta la storia di un giovane uomo, intrappolato in una vita difficile, preso tra un gioco delle parti che il suo lavoro e la società gli impongono, e un destino tanto beffardo quanto il futuro stesso che spetta al genere umano, un futuro in cui non esiste più un passato se non in freddi ed alienanti esperimenti scientifici.
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