il domani del giorno prima



basta un passo, che ci vuole?
considera cosa puoi perdere, cosa potresti ottenere…
anzi no… considera solo se vale la pena restare dove sei.
 
una persona abbastanza folle da poter essere seguita, abbastanza affascinante da smettere d’affogare e tendere una mano… abbastanza da dimenticarmi chi sono, come sono, e avere la voglia, immerso nella paura, di imparare di nuovo chi sono, cosa sono… nonostante io lo senta 24 ore su 24 che esisto solo quando non posso, non ci sono.
mi farai muovere questo passo? uscirò dall’acqua che mi assale per entrare in quella che ci può far galleggiare, su pensieri sconnessi e matti, quanto il coraggio di essere davvero ciò che siamo?
 
 
si svegliò con quella strana (dicono) voglia di dimenticare, ricominciare.
non c’era tempo per farlo: la sveglia urlava.
lento nel vestirsi, falsamente di fretta… "non posso essere in ritardo di nuovo" pensava almeno una volta al giorno.
camminava per la strada, senza esserci davvero, se non per fare attenzione ad attraversare, se non per quella sensazione fastidiosa di sudaticcio, sotto i troppi abiti.
cinque minuti ancora. per fare la fila e comprare le sigarette.
due minuti per assaggiarne una prima d’entrare.
in orario questa volta.
e adesso pensa… scrivi… dimentica… ricomincia.
pensò alla difficoltà di lasciare fuori la paura, il ricordo della sveglia che urla, il dover continuare le cose lasciate a metà.
pensò alla difficoltà di iniziare un giorno come fosse solamente "oggi", e non anche il domani del giorno prima.