Forse hai un problema



Ehi, tu, Marxista? Di sinistra? Antiautoritario? Anarchico? (e aggiungo io) Antispecista?
Forse hai un problema.

Il problema è questo: non c’è modo di organizzare un sistema tecno industriale basato sulla libertà degli individui e sul volontarismo, tanto meno sul rispetto dell’ambiente o delle altre specie. Punto.

Il Marxismo ad esempio, che è una delle filosofie storicamente più importanti in generale ma soprattutto appunto tra libertari di sinistra, anarchici, comunisti e antispecisti, è figlio della copula tra industrializzazione e illuminismo, entrambi colonne portanti di una visione di progresso scientista, specista e ecocida. L’essere umano è visto come realtà sociale solo nel momento in cui è tecnicamente capace di dominare la natura e trasformarla in risorsa.
Il marxismo è basato su una geometria sociale che non guarda agli individui (umani, figuriamoci le altre specie) se non come meri portatori di istanze di classe nel freddo risiko mercantilista. L’individuo semplicemente non esiste è un meccanismo di una specie di legge economica universale. 
Le rivoluzioni economiche sono viste come rivoluzioni geologiche, rendiamoci conto dell’ineluttabilità che viene associata a questi meccanismi.
Tutto il vivente, eccetto l’essere umano, è visto come oggetto di consumo o mezzo di produzione.
La produzione e il lavoro sono i perni che ci distinguerebbero dal resto degli animali (oltre che per essere possessori di una coscienza mentre gli animali no) e su questo costrutto filosofico si cerca di far passare l’industrializzazione di massa come conseguenza della natura umana.

Eppure queste premesse sono considerate libertarie, rivoluzionarie, anticapitalistiche. Non lo sono. E non c’è da stupirsi che Marxismo e neo-marxismo abbiano generato frutti velenosi. Non sono male interpretazioni di una filosofia davvero libertaria e liberatrice, sono la diretta conseguenza di una filosofia che non ha mai preso in considerazione la libertà dell’individuo (umano, figuriamoci animale), le conseguenze schiavizzanti dell’industrializzazione, o quelle ecocide.
Non c’è da stupirsi che per Marxisti e neo-marxisti la fabbrica sia un elemento naturale della tecnica e quindi dell’essere umano, perciò per mandare avanti una fabbrica, citando Engels, le maestranze devono rinunciare a qualsiasi autonomia e piegarsi a una cieca obbedienza.
Se l’essere umano viene visto come mero meccanismo economico e la sua principale connotazione è quella di essere un produttore, è tutta l’umanità che viene considerata mezzo di produzione. Non basta accantonare qualche pezzettino di questa filosofia come la dittatura del proletariato per renderla accettabile: i problemi continuano a stare nelle sue vere radici. Questo impianto filosofico di fatto non solo ignora e allontana le istanze antispeciste e di ecologia radicale, ma è un perfetto apripista persino per il mero sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Una società basata sulla produzione industriale di massa e sul mercantilismo non può di fatto essere libertaria e contiene in sé i semi del dominio. Questo è un fatto che qualsiasi libertario deve necessariamente valutare.
Per citare Bookchin “…la dominazione diventa condizione essenziale alla sopravvivenza in una società tecnicamente avanzata.”


Immagine è un testo tratto da una conferenza di John Zerzan, anarchico e primitivista.