cortese interrogatorio



mi scuso per ciò che dico
per ciò che taccio
nell’alveolo subliminale d’ogni me
non vedo altro che
dita che annaspano
per creare, per dilaniare
la differenza la fa un esile gusto
non il sangue, non la legge
ed io rimango impacciato
di lino vestito
ad annusare il profumo
di una donna appena struccata
quante battaglie nell’intimo meditare
ma nessuna che giustifichi gli spari
perché io rimanga sempre colpevole
d’omicidio, suicidio… omissione di soccorso.