Avevate ragione voi. Mi devo ravvedere: sono troppo estremista.
Per anni mi sono vietato di mangiare carne e derivati principalmente per evitare la morte inutile di esseri viventi che vedono, respirano, piangono e urlano. Nati in gabbia e uccisi in tenera età davanti ai loro simili. Oltre a questo, presi questa decisione anche per la salute del pianeta, per una migliore redistribuzione delle risorse alimentari e idriche ed infine anche per la mia salute.
Ero stupido. Una frase in particolare mi ha aperto gli occhi: “Che male fa un po’ di carne ogni tanto?”
Lì mi sono accorto del mio estremismo. Il vietarsi completamente carne è derivati è da folli. Basta non eccedere, come in tutte le cose. Non è che vietandosi qualcosa al 100% si ha la soluzione del problema, anzi si passa per folli estremisti. Ci sono sempre “le vie di mezzo” e di solito sono le più sagge.
Insomma è così per tutto, no?
Perché vietarsi completamente, ad esempio, di passare col rosso ad un incrocio. Che estremismo è? L’importante è non esagerare. Sì va beh si può morire, ma di cosa non si muore oggigiorno? Basta non esagerare. Non è che ogni semaforo rosso lo brucio. Lo faccio con cognizione di causa assumendomene i rischi. Non è che perché lo faccio una volta ogni tanto io sia responsabile delle stragi del sabato sera o di quell’incidente di cui ho sentito al tg in cui sono morte 4 persone. Io sono responsabile solo delle mie azioni. Non posso e non devo influire su quelle altrui, ad esempio andando a dire in giro che non si deve mai passare col rosso.
Stessa cosa per i crimini. Insomma non è che uno può vietarsi di rapinare, violentare, uccidere al 100% per tutta la vita solo per sentirsi migliore degli altri e poi magari anche stare a dire in giro “Hey non commettete crimini perché è sbagliato!”. Che estremismo assurdo sarebbe? Basta rapinare, violentare e uccidere con moderazione.
Potrei continuare con mille altri esempi, ma alla fine avete capito no? Il succo è che basta illudersi che le nostre azioni non sono le azioni degli altri, che non siamo l’esempio per nessuno, che esiste una moderazione anche per gli orrori, che ci si può sentire tranquilli del proprio quando si conoscono orrori giudicati più grandi e quindi “perché dobbiamo migliorare noi per primi?”.
Il succo è illudersi che ogni nostra azione quotidiana non abbia ripercussioni su scala globale, illudersi che quelle ripercussioni dipendano solo dalla massa che chiamiamo “altri”. Non da noi.
In realtà esiste un estremismo peggiore di quello descritto ironicamente finora, più aberrante, più socialmente paralizzante, orrendo e criminale che è quello di giustificare i piccoli orrori, rendendosi ciechi al fatto che questi contribuiscono attivamente all’orrore globale che ci stringe la gola ogni mattina quando apriamo gli occhi e vorremmo vivere in un mondo migliore, mentre siamo noi a renderlo peggiore, ad ogni scelta che facciamo, incolpando, ogni singola volta, gli “altri”, quelli che fanno “peggio” di noi o quelli che ci gridano in faccia come potremmo migliorare.
Esiste un estremismo più grave di quello che si crea costruendo un muro tra se e gli altri?
Guardiamoci in faccia mentre disegniamo un mondo in cui l’invito a migliorarsi è percepito come un’accusa che scotta, oltre che un’utopia che genera l’alibi per non far nulla. Un mondo in cui ci vediamo in competizione, anche in questo, piuttosto che uniti sulla stessa strada di cui tutti abbiamo bisogno, verso un condiviso migliorarsi a vicenda.
Questo sì, è estremismo.
foto in alto: Installazione artistica di Marco Geloni | Foto: Mason Massy James (PGXStudio.com)